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Cosa sono le Microplastiche e perché fanno male

microplastiche

L’opinione pubblica è sempre più unanime nel segnalare l’urgenza delle questioni legate all’inquinamento ambientale. Negli ultimi decenni la produzione industriale è aumentata in maniera esponenziale, contribuendo in maniera considerevole sulla diffusione di rifiuti difficili da smaltite o gestiti in maniera scorretta. La contaminazione vigente riguarda tanto l’aria quanto l’ambiente che ci circonda, dalle coltivazioni ai mari; ciò implica una compromissione sempre più seria sia della natura che dei suoi frutti. Un fattore che incide seriamente sull’inquinamento ambientale e non solo è rappresentato dalla diffusione corposa di microplastiche.

Cosa sono le microplastiche

Come accennato precedentemente, la presenza sempre più rilevante di microplasriche all’interno di mari e oceani è uno dei fattori di inquinamento più seri e delicati. Questi materiali sono residui di prodotti industriali dalle dimensioni estremamente piccole, generalmente tra i 5 millimetri e i 320 micrometri. Queste microparticelle sono caratterizzate da elevate quantità di prodotti chimici necessari per la loro realizzazione, per cui la presenza nell’ambiente ha evidenti ripercussioni sulla salute delle persone. Secondo diversi studi, i maggiori danni riguardano l’habitat marino, a causa di una maggiore frammentazione dei materiali e quindi diffusione di microplasriche difficili da gestire. I fattori di rischio principali riguardano le tempistiche elevate per il discioglimento nell’ambiente e della possibilità che queste possano essere ingerite dalla fauna marina.

Perché le microplastiche fanno male

La presenza di microplastiche nell’ambiente che ci circonda è un serio fattore di rischio per la salute. La ragione risiede principalmente nel fatto che la loro presenza deriva da una produzione industriale sempre più caratterizzata da prodotti chimici invasivi e nocivi per le persone e l’ambiente. La frammentazione di questi prodotti genera appunto particelle minuscole che possono facilmente essere assorbite dai tessuti di cibi consumati quotidianamente. Secondo diverse indagini scientifiche la percentuale di microplasriche negli alimenti si aggira intorno al 20%, anche se per altri studi il numero sarebbe ancora più elevato. Il principale rischio per la salute riguarda la possibilità che questi materiali nocivi possano compromettere l’apparato endocrino fino a generare alterazioni di tipo genetico.

Le microplastiche nei mari


Per quanto la modernità e le tecnologie abbiano messo in risalto nuove tecniche di smaltimento di rifiuti più o meno dannosi, la gestione della plastica è ancora una questione particolarmente ostica. In particolare, molti prodotti realizzati in plastica vengono sversati in mari ed oceani ignorando quanti danni e conseguenze spiacevoli possano comportare. Animali acquatici e altri organismi rischiano di ingerire un elevato quantitativo di microplastiche subendo alterazioni considerevoli che si ripercuotono sulle nostre abitudini alimentari. Infatti, gli studi in merito hanno messo in evidenza la sempre più elevata presenza di microplastiche nonostante la presenza di sistemi di purificazione e rimozione all’avanguardia.

Le microplastiche negli alimenti

Gli studi scientifici relativi alle microplastiche e alla loro presenza negli alimenti hanno segnalato una crescita preoccupante. Maggiore è la produzione di prodotti in plastica, altrettanto elevato è il rischio che residui e particelle compromettano la struttura di alimenti consumati quotidianamente. I valori percentuali dividono gli studiosi, unanimi invece sul considerare la problematica meritevole di soluzioni urgenti. Non solo alimenti ittici, anche i cibi che derivano dalle coltivazioni possono essere caratterizzati dalla presenza di microplastiche; ciò dipende principalmente dallo sversamento sconsiderato di rifiuti nel territorio circostante.

Come si sta affrontando il problema delle microplastiche

La preoccupazione inerente alla presenza corposa di microplastiche nell’ambiente è sempre più elevata. Tutti i paesi si stanno mobilitando nel cercare di ovviare a questa gravosa condizione che rischia di compromettere seriamente la stabilità della natura. Nel 2015 in America è stata emanata una legge che vieta alle case produttrici di cosmetici di mettere in commercio prodotti dotati di piccoli elementi in plastica, in particolare per gli elementi di risciacquo. Tale espediente è stato da esempio per paesi come il Regno Unito e l’Italia, che si sono dunque mobilitati per elaborare decreti legge simili, al fine di combattere adeguatamente la diffusione di prodotti in plastica.